“Fango”, le foto di Manuela Flamigni dedicate all'alluvione
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L'artista Manuela Flamigni espone le sue fotografie scattate durante l'alluvione che dal 15 al 17 maggio 2023 ha colpito l'Emilia-Romagna, dove sono caduti 350 milioni di metri cubi d’acqua che hanno sommerso 100 comuni.
L’acqua scesa con le forti piogge ha sgretolato gli argini di 23 fiumi e, straripando, ha spazzato via tutto ciò che si trovava sul suo cammino e ha depositato un mare di fango, come un’immensa e devastante coperta sui territori colpiti.
«Ora che i riflettori sul cataclisma si sono spenti - dice Flamigni - il popolo degli alluvionati è solo e, con la disperazione nel cuore, sta cercando di ricostruire il suo futuro annientato dalla forza della natura. Cosa rimane per colmare il vuoto delle dimore alluvionate un tempo piene di vita? Come resistere alla perdita delle cose e dei ricordi cancellati dall’impeto dell’acqua? Come dominare la paura per un futuro incerto?».
Un velo di fango pare contaminare le fotografie, proprio come è stato per la terra, per le cose e le persone che per lunghi mesi hanno subìto la potenza della natura avversa. Il fango ha sommerso non solo le cose, ma anche i ricordi, i sogni e i progetti. Poi dalle crepe nel terreno sono spuntati i primi fili d’erba, la vita ha ripreso il suo corso e l’uomo, indomito vincitore, ha iniziato a riconquistare i suoi spazi.
«A volte si percepisce un’armonia imprevista, - continua Flamigni - una dolcezza inaspettata, un senso di perfezione inusuale anche in avvenimenti catastrofici. Dopo l’alluvione in Romagna ho trascorso molto tempo con persone angosciate e profondamente ferite: volevo essere una spalla per coloro che sentivano il bisogno di parlare e di condividere la situazione pazzesca in cui si trovavano. Per aiutarli, come potevo, a trovare la forza per superare quel terribile momento, ho ascoltato i racconti, piangendo con loro e ho cercato di documentare situazioni disperate, scoprendo così un’incredibile solidarietà umana. Nel buio di quella terribile notte del diluvio, tante persone che stavano rischiando la vita arrampicate sui tavoli con l’acqua che arrivava alle spalle, all’arrivo dei soccorsi, hanno chiesto ai soccorritori di dare la precedenza ad alcuni loro vicini più deboli. Non per soldi, non per gloria, solo per bontà d’animo.
E come non parlare degli splendidi eroi, spesso giovanissimi, chi burdèl de paciug, che hanno aiutato a pulire acqua e fango, faticando come bestie, ma sempre con il sorriso sulle labbra e parole gentili. Senza risparmiarsi, spalavano come se non ci fosse un domani, disponibili verso chiunque chiedesse il loro intervento, con stivali di gomma e guanti in lattice che nascondevano le vesciche ai piedi e alle mani».
«Quanta bellezza! Nei cretti del terreno, dentro le case svuotate, nelle umide tracce, testimoni di una vita che è stata e che non è più e nei volti stravolti delle persone ferite ho respirato un’intensità che mi toglieva il respiro».
Per Flamigni «In Romagna la natura ha creato, con il cataclisma, un’enorme installazione artistica, incredibilmente coinvolgente, che riesce a evocare contemporaneamente un’angoscia senza fine e un’indescrivibile bellezza, come solo i grandi artisti sanno fare.
Le mie foto raccontano di dolore infinito, tristezza e devastazione, ma anche di umanità, fiducia, speranza, emozione e bellezza e vogliono essere un omaggio alla generosità di tutti gli eroi invisibili che hanno aiutato, solo per amore, il nostro popolo martoriato».